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Perché sono triste?

Mostri113 / consigli pratici  / Perché sono triste?
3 Feb

Perché sono triste?

La tristezza è un’emozione primaria e fondamentale, spesso considerata negativa. Chiaro, a nessuno piace sentirsi triste, ma evitare di provare un’emozione, qualunque essa sia, porta sempre ad uno squilibrio. Allora iniziamo propio da qui: cerchiamo di non avere pregiudizi verso nessuna emozione, sia essa “positiva” che “negativa”.
Avrai di certo visto INSIDE OUT, il film di animazione della Disney che parla di emozioni, per l’appunto. Se non l’hai visto, ti consiglio di farlo, perché proprio alla tristezza si dà una grande importanza…
Parlare di emozioni è ormai diventata un’esigenza che genitori ed educatori sentono come fondamentale. E gli psicologi continuano a confermare che l’esplorazione delle nostre emozioni sia essenziale per stare bene.


L’esplorazione del mondo emotivo

La capacità di discernere le proprie sensazioni, dar loro un nome, definirle, aiuta i bambini e gli adulti a capirsi e accettarsi.

Eppure, ancora, tendiamo a giudicare le nostre emozioni, a etichettarle come belle o brutte, giuste o sbagliate!



Esploriamo la tristezza

Si prova tristezza quando si ha la sensazione reale o percepita di avere perso qualcosa di importante. Come tutte le altre emozioni, la tristezza è fondamentale per la nostra evoluzione.

Tristezza dei bambini

QUINDI, A COSA SERVE LA TRISTEZZA?

La tristezza ha un ruolo determinante come attivatore del bisogno di stare in relazione con il prossimo. Il pianto stesso è un chiaro segnale per chi ci circonda di un nostro bisogno di essere confortati, anche solo di non restare da soli.
La tristezza, quindi, attiva il nostro sistema di attaccamento, fondamentale per stabilire relazioni sane.
A livello più intimo e personale, la tristezza ha il compito di informarci su ciò che per noi è sano, giusto, piacevole. Ci aiuta, quindi, a rilevare se qualcosa non funziona nella nostra vita e ci spinge a ricercarne le cause, a mettere in atto il cambiamento che migliorerà la qualità della nostra vita.

 

La tristezza spiegata in poche parole

LA TRISTEZZA È  UN’EMOZIONE PRIMARIA CHE PROVIAMO QUANDO ABBIAMO PERSO QUALCOSA O QUALCUNO DI IMPORTANTE O QUANDO ABBIAMO COMPIUTO UNA SCELTA SBAGLIATA VERSO NOI STESSI.
LA TRISTEZZA CI SPINGE A CERCARE LA COMPAGNIA DEGLI ALTRI.
LA TRISTEZZA È IL MOTORE DEL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA NOSTRA VITA, MA ANCHE DELLO SVILUPPO DI UN’AUTOCOSCIENZA CHE CI SPINGE AD INDAGARE NELLA NOSTRA ANIMA.

 

 

IN PRATICA, OGNI VOLTA CHE EVITIAMO LA TRISTEZZA

CI ALLONTANIAMO DA NOI STESSI, NON ASCOLTIAMO I NOSTRI BISOGNI E, SENZA RENDERCENE CONTO, INCREMENTIAMO LA TRISTEZZA

ALLORA INIZIAMO PROPRIO DA QUI: PERMETTIAMO CI DI ESSERE TRISTI!

 

A cosa serve la tristezza?

 

CONSIGLI UTILI PER IMMERGERSI NELLA TRISTEZZA SENZA PERDERSI DENTRO AD UN OCEANO DI DOLORE


1. La tristezza, come ogni altra emozione, è una condizione TRANSITORIA. Passa! Ricordiamoci che c’è un DOPO, che ognuno di noi ha le risorse interne -ed esterne, ricordate?- per uscirne.
Apro e chiudo una parentesi: esiste la DEPRESSIONE, ben diversa dalla tristezza. Quando uno stato diventa costante, quando non ci si sente capaci di uscire dallo sconforto nonostante gli sforzi, è necessario, oltre che utile, chiedere aiuto ad uno specialista. Per la depressione ci si rivolge agli psicologi abilitati e agli psichiatri, che sono gli unici professionisti con mezzi e strumenti per guarire questa MALATTIA.


2. Smettiamo di evitare di immergerci nella tristezza: stabiliamo uno spazio ed un tempo per permetterci di sentire senza giudizio questa emozione. Liberiamoci, piangiamo, parliamo ad alta voce (in solitudine), parliamone ad un’amica, scriviamo i nostri pensieri su un diario. Questo ci aiuterà anche a comprenderne le cause.


3. Mettiamo in atto un piccolo cambiamento. Una volta stabilita la causa della nostra tristezza, facciamo qualcosa per cambiare la situazione, un piccolo gesto può avere un’enorme impatto. Potrebbe anche trattarsi di un cambiamento visivo nel nostro ambiente: un quadro, una pianta, il colore di una stanza.


4. Non giudichiamo noi stessi, non giudichiamo l’emozione che proviamo. Constatiamo. Sforziamoci di capire la funzione dell’emozione. Agiamo di conseguenza.


5. Evitiamo l’isolamento prolungato: prendersi spazio e tempo va benissimo, ma poi si torna alla vita, si esce, si sta con gli amici, senza mascherare la tristezza, se c’è. Condividiamo anche quella, permettiamoci di venir confortati.

 

5 BUONI MOTIVI PER FARLO


1. RECUPERARE: dopo esserti rifugiato nella tristezza, averne compreso le cause ed esserti leccato le ferite, ti senti generato e pronto a ripartire.

2. CONSTATARE: dopo aver capito ciò che ti ha fatto male, saprai riconoscere meglio i tuoi bisogni ed eviterai più efficacemente di commettere lo stesso errore
.


3. OTTENERE: vicinanza, comprensione, sostegno da parte della tua cerchia di amici.


4. DISARMARE: il tuo giudizio e l’aggressività degli altri
. Al contrario, si attiverà la loro EMPATIA verso di te e, di conseguenza anche la tua verso di loro.


5. CREARE: la tristezza, come altre emozioni che richiedono un’esplorazione più profonda del proprio sé interiore, stimola la creatività, il bisogno di produrre qualcosa di nuovo, di bello e di gradevole.

 

 

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