E tu, quale Dea sei?
Come potrebbero le antiche divinità mitologiche aiutare oggi noi donne a leggerci dentro e comprenderci?
Artemide, Atena, Estia, Era, Demetra, Persefone, Afrodite sono tutte manifestazioni della femminilità e delle complessità con cui essa si manifesta in noi. A volte le dee rappresentano donne diverse, a volte sono fasi differenti nella vita di una stessa donna. Ma in che senso?
Beh, vi siete mai chieste perché molte di noi sono attratte sempre dalla stessa tipologia di partner? Guarda caso, dopo le fiammate iniziali spesso ci ritroviamo impigliate nella medesima relazione sentimentale con protagonisti diversi. Perché finiamo per ricalcare in relazioni differenti gli stessi modelli di padre-figlia, fratello-sorella, sorella-sorella, madre-figlio, amante-amante, padre-figlio, e chi più ne ha più ne metta?
Vi sembrerà assurdo ma la psicologa junghiana Jean Bolen sceglie di spiegarcelo proprio attraverso l’uso del mito e degli archetipi. E delle divinità classiche, appunto.
Se ci fermiamo a pensare, la mitologia classica da secoli racconta l’umanità attraverso aneddoti e storie. I miti evocano una dimensione universale e collettiva che rimane profondamente attuale. Sono sicura che tutte noi riusciremmo a riconoscere almeno un elemento di verità e significato in uno o più episodi mitici. E’ come se fossero semi antichi delle esperienze umane. Ecco perché alcuni ci sembrano ancora così sorprendentemente familiari.
Secondo la Bolen noi donne siamo principalmente influenzate da due fattori nelle nostre scelte: gli archetipi – una sorta di forza interiore inconscia che ci smuove – e gli stereotipi culturali. Sono questi due elementi, a spiegare alcune nostre inclinazioni ‘innate’ e comportamenti.
Le divinità femminili classiche sono prese dalla Bolen come modelli di esistenza che vanno proprio a spiegare tali comportamenti. Non è detto che solo una divinità ci rappresenti poi, possiamo invece vederci come complesse mescolanze di tutte loro.
Un attimo solo, posso già immaginare cosa state pensando: “Le dee provengono da un’epoca e una mentalità patriarcale che non vogliamo prendere come caso-studio”. Veramente la Bolen fa una premessa antropologica che ho trovato intrigante e arguta.
Prendendo in esame reperti archeologici da diverse aree di scavo in Europa precedenti a 5.000 anni fa, emerge che la popolazione che abitava questi luoghi era stanziale e pacifica, adorava la Grande Dea e praticava le arti. La Grande Dea – conosciuta con molti nomi – era una forza femminile legata principalmente alla terra e alla fertilità, portatrice e/o distruttrice di vita.
Con le invasioni delle popolazioni indo-europee tra il 4500 e il 2500 a.c. – comunità seminomadi, dedite alla guerra e indifferenti alle arti – i culti della Grande Dea non vennero soppressi ma incorporati nelle religioni patriarcali degli invasori. I poteri e i simboli un tempo rappresentativi della Grande Dea vennero suddivisi in numerose dee femminili minori. Le caratteristiche più forti della Grande Dea – immortalità, immutabilità, onnipotenza – si trasferirono su un’unica divinità maschile. Per la prima volta, curiosamente, apparve la violenza carnale nelle storie e nei miti…
Proviamo dunque a rileggere tali divinità femminili classiche tenendo a mente questa linea del tempo che le colloca in realtà in una fase evolutiva successiva: fanciulle testimoni del passato glorioso e ancestrale di una Grande Dea Madre potentissima.
Ecco le nostre dee. La Bolen le suddivide in tre macro-categorie: vergini, vulnerabili e alchemiche.
Le dee vergini – Artemide, Atena ed Estia – detengono le qualità dell’indipendenza e dell’autosufficienza, sono poco inclini all’attaccamento emotivo e all’innamoramento perché ciò potrebbe distoglierle dalle azioni intraprese per rimanere autonome.
Le tre dee vulnerabili sono Era, Demetra e Persefone e rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Esprimono la propria identità nella relazione con l’altr* e nel prendersi cura di ess*. Se tale legame viene meno, sono maggiormente inclini alla sofferenza psichica, ma anche alla successiva evoluzione personale e completa trasformazione.
Tra le dee alchemiche troviamo invece Afrodite, simbolo di bellezza, sessualità e nuova vita. E’ incline a cercare emozione e coinvolgimento in ogni nuova esperienza, amorosa o creativa che sia. Sa passare di fiore in fiore e di progetto in progetto con una velocità e intensità senza pari.
E ora entriamo nel vivo delle caratteristiche di ognuna. Riesci a riconoscerti in una o più dee? Quali tratti della tua personalità rispecchiano?
Ho pensato fosse meglio iniziare con le prime tre e continuare con le altre nel prossimo articolo. Troppe le informazioni che dovevo omettere se volevo accorpare tutto in un unico pezzo. Sarebbe stato un vero peccato perdersi qualcosa!
Iniziamo con Artemide: divinità della caccia e della luna.
L’archetipo Artemide dona capacità innata di concentrazione e focus sul bersaglio e sulla meta. La donna dai tratti Artemide si esprime principalmente nella realizzazione personale, nell’indipendenza dagli uomini , spesso nell’aiuto di giovani donne in difficoltà.
E’ una donna che sente grande connessione spirituale a contatto con la natura, contemplando un paesaggio, dormendo sotto le stelle. Già da piccola non accetta di buon grado le disuguaglianze, la predilezione avvertita per il genere maschile, e da subito domanda parità di trattamento.
E’ una personalità che però, per esprimersi davvero al meglio, necessita dell’approvazione paterna. Se l’appoggio del padre viene meno o i genitori rifiutano il suo essere lontana da una femminilità stereotipata, può iniziare ad avere problemi di autostima e inadeguatezza. In genere la donna Artemide non si identifica con la propria madre – che presenta tratti teneri e accoglienti – e non ha dentro di sé desiderio di sposarsi o procreare.
Nel lavoro risulta competitiva, ma ciò che influenza la scelta di una professione piuttosto che un’altra è principalmente un ideale, una visione. Spesso riesce a fare di una causa un lavoro remunerativo e un successo personale. Ma ha necessità di trovare una sfida che la interessi davvero e di sentirsi coinvolta in essa per provare vera gratificazione. In caso contrario tenderà alla frustrazione e a cadere in stati depressivi altalenanti.
Questa donna ha un forte senso dell’amicizia e di solidarietà nei confronti delle altre donne. E’ una vera femminista ante litteram. Con gli uomini è incline a instaurare rapporti egualitari, sia che si tratti di colleghi che di partner.
E’ in genere attratta da uomini con personalità artistiche, musicali o assistenziali che hanno i suoi stessi interessi. Spesso sono uomini che prevedono di essere inseguiti, cercati e che rimangono sempre emotivamente distanti o comunque poco disponibili. Non è raro che, una volta che il partner si apre, si mostra fragile o manifesta la necessità di averla più vicina, la donna Artemide perda di interesse e volga i suoi occhi altrove.
A volte preferisce la convivenza che il matrimonio e il sesso viene vissuto più come uno sport ricreativo che come un’esperienza sensuale di intimità emotiva. Quando si impegna in rapporti meno complementari, può ricadere nelle dinamiche conflittuali infantili ‘padre-figlia’ ritrovandosi con un partner che non la appoggia nelle sue aspirazioni e la critica aspramente. Non è un tipo di donna che si realizza con la gravidanza ma, se ha figli, arriva a diventare feroce pur di difenderli. Ha la tendenza, già quando i figli sono molto piccoli, a renderli da subito indipendenti. Per lei figli dai tratti vulnerabili e arrendevoli possono rappresentare un problema difficile da gestire emotivamente.
La mezza età può rappresentare per lei un momento di crisi profonda perché le mete prefisse sono già state raggiunte oppure un tempo prezioso di maggiore introversione e spiritualità. Da anziana sa conservare una mentalità innovativa, cosa che la rende affine al pensiero e alla compagnia dei giovani.
Consiglio della psicanalista per le donne Artemide: coltivare la propria vulnerabilità, la ricezione degli altri, l’empatia e la cura verso il prossimo.
Esempio di personalità Artemide nella storia: Giorgia O’Keeffe, artista americana.
Passiamo ora ad Atena: dea della saggezza e dei mestieri. Atena è l’archetipo del pensiero logico, della pianificazione, del mantenimento della fermezza durante le tempeste emotive, della pazienza durante i conflitti.
La donna Atena vive e lavora a stretto contatto con gli uomini e le piace essere coinvolta nei loro giochi di potere e nelle loro attività. Sa usare acume, strategia e diplomazia per realizzare se stessa o per aiutare un uomo ambizioso che la sta a fianco. Ha doti pratiche e pragmatiche che le consentono di valutare ogni situazione dal punto di vista politico ed economico, volgendo le cose a proprio vantaggio.
La donna Atena rappresenta l’archetipo della ‘figlia del padre’ cioè viene attratta da uomini potenti, coloro che incarnano una figura patriarcale, autoritaria. Queste donne sentono l’innato compito di mantenere lo status quo, le norme stabilite. Sono figure femminili conservatrici e amanti della tradizione. Avulse ai cambiamenti, in genere non sentono grande empatia verso personalità ribelli o gli oppressi dalla società. La donna Atena indossa sempre una sorta di corazza emotiva che la difende dai sentimenti più forti e che la rende incline a dover controllare il dolore e i sentimenti.
E’ la tipica donna pratica senza troppi ‘grilli per la testa’, in genere dotata di buona salute, non conosce il significato dei grandi conflitti mentali procedendo nella vita con fiducia e disinvoltura.
Fin da piccola vuole sapere molto o tutto e spesso inizia a leggere e a scrivere ben prima degli altri. Se cresce sotto l’ala protettrice di un padre di successo, è un classico che venga costantemente paragonata a lui per capacità e ambizione. Se il padre rappresenta una figura più problematica e creativa, ha spesso la sensazione, nonostante i successi ottenuti nella vita, di essere arrivata in alto per caso o per fortuna. La madre viene vissuta come una figura lontana e poco pratica, in genere presenta tratti sognanti e aerei.
La donna Atena legge la realtà in modo pratico e agisce di conseguenza per ottenere un ‘buon posto’ nel mondo. Se si sposa, risulta un’organizzatrice delle faccende familiari efficientissima.
Le mancano completamente amicizie femminili del cuore. Non perché sia completamente priva di empatia ma perché anche qui prevale il suo bisogno di vincere sulle compagne, a volte anche con l’inganno e la dissimulazione.
Per quanto riguarda i rapporti sentimentali la donna Atena gravita, sin da adolescente, attorno a tipi considerati di successo. Lontana dagli ideali romantici del poeta o dell’artista squattrinato, il suo partner ricalca l’ideale dell’eroe forte, dotato e pubblicamente vincente.
Spesso la donna Atena non ha piena consapevolezza del proprio corpo, dunque il sesso per lei è parte dell’accordo implicito di una relazione o un atto calcolato. Il matrimonio è un rapporto legale di reciproca solidarietà e spesso lei interviene attivamente nella carriera e negli affari del marito per supportarlo a livello strategico. E’ difficile provi gelosia sessuale verso un’altra donna; sa perfettamente che, proprio per la sua efficienza organizzativa, è raro possa essere sostituita da un flirt passeggero.
Vive la gravidanza e i figli come parte necessaria del rapporto di coppia non nutrendo particolari emotività verso di loro. A meno che i pargoli non portino a casa risultati e vittorie. Se i figli presentano personalità sognatrici e artistiche, ciò la destabilizza e può renderla nervosa e impaziente.
Questo tipo di donna vive la mezza età come il momento più appagante e sereno della propria esistenza perché, con la menopausa, spesso aumentano fiducia in sé e benessere psico-fisico. Da anziane possono rappresentare veri e propri capisaldi nella comunità quando impegnate in iniziative locali o di vicinato, e comunque mantengono una vita attiva e piena di impegni.
Consiglio della psicanalista per le donne Atena: recuperare la propria parte infantile. Abbandonarsi alle risate, ai pianti. Mostrare le proprie emozioni per lasciarsi consolare dagli altri.
Esempio di personalità Atena nella storia: Jacqueline Kennedy Onassis.
Finiamo l’analisi di oggi con Estia, divinità del focolare e del tempio.
Estia è l’archetipo della saggezza interiore, dello sguardo verso sé, dell’intuizione, della tranquillità silenziosa. E’ il modello delle donne che vivono le attività domestiche e quotidiane come una sorta di opportunità di concentrazione, benefiche perché quasi portatrici di benessere interiore. La stessa pace profonda che potrebbe giungere dalla preghiera e dalla meditazione se vivessero all’interno di una comunità religiosa.
La donna Estia è in genere una presenza silenziosa e positiva, per nulla invadente, che riesce a creare un’atmosfera calorosa e pacifica all’interno del proprio ambiente e tra le persone che frequenta. Spesso è una persona considerata introversa e che gode serenamente dei propri momenti di solitudine.
Da piccola presenta una personalità docile e quasi remissiva e ha la capacità di passare ore a giocare da sola, senza compagnia. Non attira mai l’attenzione su di sé ed è difficile provochi forti reazioni da parte di genitori o amichetti.
E’ possibile, ma non sempre scontato ovviamente, che abbia dovuto volgere l’attenzione sul proprio mondo interno per reagire a un’infanzia difficile, caratterizzata da un padre tirannico e una madre debole e depressa, incapace di difenderla. Da ragazza ha difficoltà a prendere una posizione nelle controversie con amici e colleghi, e mantiene un’aura di autosufficienza e di sereno isolamento da gruppi e attività sociali. Sul luogo di lavoro è lontana da ogni tipo di ambizione e riconoscimento, ma sa lavorare con costanza, pazienza e lealtà, ponendosi fuori da ogni intrigo e centro dell’affidabilità degli altri.
Sul piano delle amicizie spesso ha poche care amiche che la considerano fondamentale per la capacità di ascolto e comprensione. Non è capace di alimentare pettegolezzi ed è un rifugio sicuro in caso di tempeste emotive. Anche nel matrimonio non è capace di ambizione e sceglie in genere un partner che non criticherà mai e con cui non entrerà mai in competizione. L’unione matrimoniale non è comunque necessaria per la sua sopravvivenza emotiva e per trovare uno scopo nella vita. In genere attira uomini che cercano una compagna silenziosa e autosufficiente, non una musa ispiratrice né una compagna di carriera.
Le donne Estia vivono la sessualità come una sorta di ‘ritorno a casa’, di calore umano antico. Non ama sedurre e non cerca facilmente la compagnia degli uomini.
La donna Estia può essere il prototipo della madre perfetta perché si occupa dei figli in modo tenero, assiduo e sincero, lasciandoli liberi di essere se stessi. Se ha figli molto ambiziosi però, difficilmente potrà aiutarli a districarsi nei sordidi intrighi del mondo e nelle astuzie messe in piede dal prossimo.
Durante la mezza età appare come una donna stabile e realizzata: molte con queste caratteristiche si dedicano completamente ad interessi spirituali e alla medicina alternativa. La donna Estia invecchia sempre con grazia e ammirevole accettazione, non avendo alcuna paura del tempo che passa e della morte.
Consiglio della psicanalista per le donne Estia: proporsi in maniera attiva e provare a uscire fuori dalla propria comfort zone per sperimentarsi. Imparare a dire di no.
Esempio di personalità Estia nella storia: Teresa d’Avila, santa e mistica spagnola.
* Questi tratti psicologici sono frutto di attenti studi da parte della psicanalista junghiana Jean S. Bolen e rappresentano una semplificazione della sua ricerca pubblicata nel volume “Le dee dentro la donna. Una nuova psicologia femminile” edito da Astrolabio (Roma, 1991) – una viva reminiscenza di studi sul femminismo e sul femminile intrapresi moltissimi anni fa.
LA PROSSIMA SETTIMANA: NUOVA NEWSLETTER DEI MOSTRI! ISCRIVITI ORA!