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Violenza a Parole

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8 Ott

Violenza a Parole

“Una parola muore appena detta, dice qualcuno.

Io dico che solo in quel momento comincia a vivere”

Cit. Simone De Beauvoir

Quante volte ci è capitato di leggere online e sui social termini nuovi, espressioni mai sentite prima, utilizzate per spiegare fatti cruenti o atteggiamenti sessisti contro le donne?

Spesso è l’inglese la lingua prediletta. Dicono sia questione di internazionalizzazione del linguaggio, ovvero l’utilizzo delle stesse parole riconosciute globalmente da tutti promuoverebbe una cultura comunitaria tra le donne permettendo di segnalare e denunciare pubblicamente in modo lampante vessazioni, abusi e comportamenti sessisti in qualsiasi parte del mondo ci si trovi.

Vero è che in Italia si ha da sempre poca inclinazione nel coniare nuove parole e grande apertura nell’accogliere termini che arrivano da altre realtà, spesso dal mondo anglosassone.

Credo sia questione di “risparmio energetico”, cioè l’inglese permette di concentrare in una parola sola un concetto lungo e articolato che in italiano ci obbligherebbe ad usare come minimo il triplo delle parole in più.

Ma siamo sicure di sapere esattamente quale sia il significato di tutti questi termini nuovi, principalmente in inglese, che ascoltiamo al tg, captiamo al bar o leggiamo qua e là sui social?

Non potevo evitare di fare una carrellata dei termini che si sentono di più, e che tutte noi dovremmo avere a mente, se non altro per comprenderne il significato e capire eventualmente come utilizzarli, in caso di necessità.

Da leggere, imparare e diffonderne a piene mani.

SEXTING: è l’invio di messaggi di testo, foto e qualsiasi tipo di contenuto sessualmente esplicito via messaggio o internet. Ricordiamo che, a seconda della tipologia di materiale ricevuto, vengono attivate le leggi sulla violazione della privacy, sullo stalking, sulle molestie, sulla produzione e la divulgazione di materiale pedopornografico.

CLICK BAITING: è quel fenomeno spesso tristemente legato alla cronaca nera e a reati di stupro e femminicidi, nel quale i titoli di articoli (sia su stampa cartacea che online) sono costruiti appositamente per attirare più clic possibili e far diventare il medesimo contenuto virale. Si insiste spesso sui particolari macabri, sull’orrore del quotidiano, sulla presunta normalità dei carnefici, per instillare un sempre maggior desiderio del dettaglio morboso.

REVENGE PORN: si tratta della pubblicazione e diffusione online, a insaputa della partner o ex partner di foto o filmati strettamente intimi, in genere per vendetta o per stupido divertimento. Questo fenomeno, pericolosamente diffuso nelle fasce più giovani, può portare la vittima a non avere più vita sociale, ad isolarsi completamente dal mondo e addirittura al suicidio. In Italia il revenge porn è reato.

CATCALLING: si tratta degli apprezzamenti volgari, non voluti e apertamente sessuali che avvengono per la strada e nei luoghi pubblici nei confronti delle donne. Il fenomeno rientra nelle molestie verbali e talvolta vede la vittima evitare del tutto i luoghi pubblici per il timore di incorrere nella medesima situazione di pericolo.

GASLIGHTING: è una forma di manipolazione psicologica grave e invalidante. Comprende un’ampia serie di atteggiamenti e parole vessatorie contro una donna, purtroppo in genere ai danni della partner, in modo che essa si inizi a sentire insicura addirittura delle proprie parole e comportamenti. E’ una delle componenti che si individua negli uomini con tendenze narcisiste e manipolatorie. Atteggiamenti passivo-aggressivi e frasi come “sei pazza” o ”hai dei problemi”, abilmente mescolati a episodi di tendenza opposta, cioè estremamente amorevoli e protettivi, arrivano a confondere la psiche della partner la quale può convincersi di non avere effettivamente più controllo della propria vita e di avere estrema necessità del supporto del proprio carnefice per affrontare la vita di tutti i giorni e per discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Inutile dire che le gravi dinamiche di dipendenza emotivo-affettiva che si innescano necessitano di una lunga terapia psicologica per far tornare la persona a riacquistare il proprio centro emotivo e la propria sicurezza personale e autostima.

MANTERRUPTING: si verifica quando un uomo interrompe una donna in una conversazione, spesso per mettere i puntini sulle i, o perché vuole zittire la persona sovrastandola con il proprio punto di vista, a suo dire, più valevole di ascolto. Togliere la parola in modo arbitrario è una forma di vessazione che in ambito familiare assume le sembianze di vera e propria violenza psicologica, perpetrata ai danni di donne che, dal punto di vista emotivo, arrivano a mostrare carenza di autostima data proprio dal sentirsi “in trappola” per l’impossibilità nel reagire.

MANSPLAINING: è un atteggiamento maschile che si collega al concetto precedente e spiega la tendenza degli uomini a spiegare il medesimo concetto espresso da una donna con le proprie parole. Accade molto spesso in contesto lavorativo, ma non solo, e parte dalla premessa che una donna, seppur competente e con doti professionali indiscusse, debba aver bisogno del supporto maschile per esprimersi a pieno. Le situazioni comprendono anche quegli episodi in cui alle donne, anche se in carriera e riconosciute pubblicamente per la loro attività, vengono spiegati concetti ovvi e banali, come se non possedessero comunque tutti gli elementi per capirli, proprio in quanto donne.

BROPRIATING: è l’appropriazione da parte di un uomo dell’idea, del progetto o di un’innovazione elaborata da una donna. Nei luoghi di lavoro si traduce nella svalutazione dell’attività femminile a favore dell’ego maschile, continuamente alla ricerca smodata del merito pubblico e dell’approvazione sociale. Lo sfruttamento assiduo delle abilità femminili in questi contesti conduce molte donne, in svariati ambienti lavorativi, a evitare consapevolmente di perseguire in modo autonomo le proprie intuizioni proprio per la paura di essere successivamente defraudate del proprio lavoro.

SLUT SHAMING: è l’abitudine di giudicare le abitudini o i gusti sessuali di una donna. Colpire una donna pubblicamente o privatamente con battute o allusioni riguardanti la sua vita intima è una forma di violenza psicologica che ricade nelle tendenze di controllo sessuale. Ne sono purtroppo vittima le donne che vivono in maniera libera e priva di stereotipi la propria vita, le donne che hanno deciso di non soggiacere alle convenzioni del matrimonio o della coppia tradizionale, e che spesso vengono additate anche falsamente, sia da donne che da uomini, nell’avere atteggiamenti ambigui e promiscui.

BODY SHAMING: è l’abitudine a giudicare il corpo delle donne e a commentarne pregi o difetti. Rinforzato dalle immagini di perfezione standard che ci vengono propinate sulle riviste patinate, sui social o nei programmi televisivi, l’atteggiamento dilagante vede il passaggio a setaccio attraverso la lente di ingrandimento di ogni singola parte del corpo femminile con commenti, comparazioni, giudizi feroci. Sui social il dibattito arriva in certi casi a vere e proprie gogne mediatiche per le donne che si mostrano fiere del proprio corpo e della propria età.

FAT SHAMING: si tratta del medesimo atteggiamento giudicante che si concentra soprattutto sulle donne (ma non solo) che presentano una forma fisica lontana dagli standard modaioli di ossessiva magrezza. Un semplice aumento di peso o l’indossare capi più ampi del consueto può scatenare domande inopportune, consigli alimentari non richiesti e addirittura insulti e violenza verbale.

CULTURA DELLO STUPRO: è un insieme di atteggiamenti sociali e comportamenti sistematici che tendono a minimizzare lo stupro e a interpretare il ruolo delle donne come “vittime naturalmente designate” di un abuso. Si tratta di un fenomeno grave e pericoloso così radicato nella non-cultura patriarcale che è riscontrabile ancora in moltissimi contesti, anche se li crediamo ormai privi di tale pericolosa mentalità. La normalizzazione dello stupro da parte degli uomini, anche a livello verbale, è l’anticamera di disturbi psichici gravi che fanno dell’aggressività maschile e del controllo totale sul corpo femminile un motivo di vanto pubblico nella propria cerchia comunitaria (e molto spesso anche online).

VICTIM BLAMING: o “vittimizzazione secondaria” si rifà alle procedure che vengono applicate dal sistema giudiziario italiano, di default, nei confronti delle presunte vittime , all’indomani di un episodio di abuso o stupro. Purtroppo si assiste sistematicamente a una duplice conseguenza: da una parte la vittima viene trattata come una qualsiasi vittima di un qualsiasi reato. Senza l’affiancamento di un valido supporto psicologico per tutto il percorso, sin dal primissimo momento della segnalazione alle autorità, si rischia che le ragazze non vengano supportate adeguatamente, che venga normalizzato l’atto in sé e che le donne finiscano per non voler vivere una doppia umiliazione pubblica, finendo per scoraggiarsi ed evitare di denunciare. Dall’altra parte, la medesima attenzione deve valere per la tutela della vittima durante le fasi processuali, anche a livello pubblico, per evitare fenomeni di morbosità ed attenzione mediatica esasperata.

 

Sapevi che puoi segnalare l’uso di una nuova parola all’Accademia delle Crusca? Eccoti il link!

https://accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/parole-nuove/segnala-nuove-parole

 

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2 Commenti:

  • Sara Bergamasco
    10 Ottobre 2024a19:11

    Grazie Roberta. Preziosa ed esauriente la tua illustrazione dei termini – solitamente in inglese – che descrivono violenze fisiche, psicologiche e/o mediatiche ai danni delle donne. Ho imparato molto, grazie.
    Sara

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